«Yoga Nidra significa sonno dopo essersi liberati dagli affanni. Quando la consapevolezza è separata e distinta dalle vritti, quando veglia, sogno e sonno profondo scorrono come nuvole, ma tuttavia l'alta consapevolezza rimane, questa è l’esperienza del rilassamento totale.
Rilassamento non significa sonno, significa essere beatamente felici senza fine.
Io chiamo beatitudine il rilassamento assoluto; il sonno è una questione differente, dà solamente un rilassamento alla mente e ai sensi, la beatitudine rilassa l’Atman, il Sé interiore. Per questo in Tantra, Yoga Nidra è la soglia del Samadhi.» Swami Satyananda Saraswati
Il sogno e il sonno sono da sempre oggetto di interesse e fascinazione, tanto per gli occidentali quanto per gli orientali. Se in Oriente è da sempre suggerita una suggestiva correlazione tra la situazione in cui la coscienza si trova nel sonno e nella morte, in Occidente la psicologia del Novecento ha investigato in profondità, soprattutto con Freud e Jung, sul significato dei sogni e sul loro rapporto con simboli archetipici e mitologia.
Una codifica contemporanea di antiche tradizioni che risalgono alle Upanisad (es. Mandukya Upanisad) ci è stata fornita da Swami Satyananda: nel suo manuale ci introduce alla suggestiva pratica dello Yoga Nidra, letteralmente traducibile con “yoga del sonno” (yoga + nidra = sonno), che induce il praticante a rilassarsi e prendere consapevolezza del proprio spazio interiore quando si trova nello stato di coscienza tra la veglia e il sonno.
Né sveglio né addormentato, ma “tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti”: è in questo bardo che possiamo integrare il nostro subconscio visualizzando direttamente simboli e archetipi, nonché saggiare l’essenza dell’Anandamaya Kosha, il “corpo di beatitudine”.